Se i diritti sono solo di alcuni, che diritti sono?

Ho inaugurato Ora che lo sai? proponendo un argomento che ho molto a cuore, ossia la filiera del cobalto. Nel primo episodio di questa newsletter ho infatti parlato di quelle che sono le implicazioni dell’estrazione di cobalto nelle miniere della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Tuttavia, il cobalto non è l’unico minerale prezioso per la nostra tecnologia né l’unico materiale insanguinato proveniente dalla RDC. Oggi ritorno sul tema in compagnia di John Mpaliza, attivista italo-congolese che ho avuto la possibilità di intervistare circa un anno fa per un articolo uscito su Domani, di cui riporterò alcuni stralci, e che ho di nuovo contattato in occasione di questo numero.

John Mpaliza ha contribuito a far sì che l’UE si dotasse di una normativa sulla tracciabilità dei minerali legati a conflitti. Fu David Sassoli, ex presidente del Parlamento europeo venuto a mancare l’11 gennaio 2022, ad aiutarlo, spendendosi personalmente per denunciare i crimini connessi allo sfruttamento delle risorse minerarie nella RDC. Oggi ve ne parlo.

John Mpaliza, camminare per denunciare

John Mpaliza, meglio conosciuto come Peace Walking Man, vive in Italia da ormai 30 anni. Ha lasciato il suo Paese quando era giovanissimo, tornando a farvi visita solo nel 2009. È in quell’anno che la sua missione di vita ha avuto inizio. «Io ho incominciato a organizzare marce nel 2010, per disperazione – dichiara John – Non sapevo più cosa fare per raccontare ciò che stava accadendo, e continua a succedere, a discapito del popolo congolese. Considera che ho perso mio padre e alcuni parenti nella guerra che ha devastato il Congo nel 1996, ho una sorella tuttora dispersa. Ma le violenze nella mia terra non sono mai terminate, e di questo sono diventato testimone oculare nel 2009, durante il mio viaggio. Quando rientrai in Italia capii di dover raccontare. Ero distrutto, arrabbiato, incredulo. Volevo denunciare. Avevo bisogno di far capire che l’accaparramento per le materie prime di cui il sottosuolo congolese è ricchissimo è ciò che paradossalmente rende il Paese uno dei più poveri e instabili al mondo».

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